| Riporto qui il racconto che ha postato in un gruppo vintage francese un loro pilota, che non ho tra le amicizie per cui non riesco a condividere direttamente il post, che ha vissuto la tragedia per povero Pierluigi.
Lo posto perchè il suo racconto, le sue belle parole quantomai lucide e profonde anche in una tragedia del genere, mi hanno emozionato.
Spero di non dovermi trovare mai in una situazione del genere o se proprio la sorte vorrà farmici trovare, di essere dalla parte opposta della situazione, almeno me ne sarò andato in un momento di gioia.
Ecco il suo racconto:
Vince Racing
2 h
C'est là-haut, après ce secteur de rochers que nos vies ont bascué, Pierluigi... "Gigi", non ti conoscevo. Come me, tu facevi parte dei tanti piloti che avevano deciso di partecipare alla mitica Six Days Enduro, con la loro vecchia moto. Per puro piacere, per passione o per spirito di competizione. La ragione non e` importante. I nostri destini avrebbero potuto non incrociarsi mai. Sono partito prima di te nel trasferimento ed una caduta nel fango della speciale di Marmelete, dove anche tu hai faticato ad uscire dalla prova, e una leva del freno rotta avrebbero cambiato la mia vita per sempre.
Dopo aver perso parecchio tempo, navigavo stancamente sul percorso reso molto difficile dalla pioggia e dal fango. Ogni salita, ogni ostacolo diventava per molti un vero inferno, nel quale era necessario spingere e rialzare le moto ogni pie' sospinto... La resistenza dei piloti era messa a dura prova.
E` stato la' in alto, in quel paesaggio di arbusti che faceva pensare alle Highlands Scozzesi, che le nostre due vite sarebbero cambiate. Il tratto di rocce da passare era particolarmente difficile ed alcuni piloti professionisti ci stavano raggiungendo, uno a uno. Passate le rocce, si entrava in un piccolo sotto bosco. E` la che ti abbiamo trovato. Semplicemente sdraiato tra gli arbusti, la tua moto sopra di te.
All' inizio, abbiamo creduto a una perdita di equilibrio dovuta alla fatica, come e` successo a tutti almeno una volta. Pensavamo tu ti riposassi un attimo prima di fare lo sforzo di rialzarti, o forse la tua gamba era rimasta impigliata sotto la moto. Ti abbiamo raggiunto per aiutarti a rialzarti, tu e la tua moto. Dopo aver sollevato l' Husqvarna e averti domandato "come va?", tu non rispondevi. Puo' darsi troppo affaticato dopo i recenti sforzi, ho pensato. Ti ho dato qualche pacca, ti ho parlato, ho chiesto il tuo nome, ma tu non hai risposto.
E` allora che la situazione mi e` apparsa in tutta la sua drammaticita'. I vecchi gesti imparati al corso di pronto soccorso, lontanissimi nei miei ricordi! Ho slacciato la tua cintura, il tuo gilet di protezione, ho urlato perche' tu riprendessi coscienza, ma non parlo l' italiano... La gravita' del momento mi colpiva come un pugno in faccia, perche', malgrado tu avessi gli occhi aperti e l'aria distesa, la situazione era drammatica et il tuo cuore aveva smesso di battere.
Il destino mi aveva dunque scelto, proprio me che nella vita non ho mai dovuto far fronte a una emergenza del genere, proprio io che sono sempre riuscito a schivare queste situazioni e che non avevo mai visto un morto, a parte in un cimitero.
Come avrei potuto salvarti Pierluigi? Ho provato, nei limiti delle mie capacita' a farti un massaggio cardiaco. E urlavo con tutto il fiato che avevo in gola, perche` tu ritornassi con noi. Ma, sapevo che non avevo la capacita' per salvarti. Sapevo inoltre che i soccorsi non potevano arrivare rapidamente in quel luogo distante da ogni strada. Ero spettatore e attore di questo brutto film. Non era soltanto aiutare un pilota ad alzare la sua moto o dargli una spinta in una salita difficile da superare. Non era neanche dare due sberle a un amico sbronzo per risvegliarlo. Era il grande gioco della vita e della morte, ed anche in questo gioco non ero che un principiante.
Come in altre occasioni, ho rifiutato di combattere, ho accettato la fatalita`, tutto era confuso dentro di me. Ho fatto quello che ho potuto in base alle mie capacita', ma avrei potuto, avrei dovuto, fare di piu`. Purtroppo per te, non sono uno di quegli eroi che si vedono nei film. Mi sono rassicurato dicendomi che tu eri certamente gia' morto, magari 5 minuti prima che arrivassimo e che era gia' troppo tardi. Ma oggi, questa idea non basta per consolarmi. E quando i soccorsi sono infine arrivati, tu sembravi dormire pacificamente, allora ho preferito fuggire piuttosto che assistere alla "violenza" che i veri professionisti del pronto soccorso mettono in atto per rianimare qualcuno. Ma sapevo anche che era finita, perche', puo' darsi, non ero stato all' altezza.
Eravamo due sconosciuti l'uno a l' altro Pierluigi, e, se io non avessi rotto la leva del freno, tu saresti per sempre restato un pilota anonimo, la morte del quale avrei appreso una volta finita la gara. Ma oggi, tu sei entrato nella mia via nel momento in cui te ne andavi. Spero che tu mi possa perdonare per non aver saputo dare il massimo per tentare di salvarti, sappi pero' che tu resterai per sempre nel mio cuore e nel mio spirito. Anche se so che il cervello umano e` fatto particolarmente bene e ci protegge cancellando i brutti ricordi, so anche che, con il tempo, il mio non manchera' di ricordarmi questo triste giorno di Novembre in quel lugubre sotto bosco del Portogallo. E se ho deciso di continuare la corsa dopo un simile dramma, era in tua memoria, allo scopo che attraverso me stesso, una parte di te potesse ancora attraversare questi magnifici paesaggi del Portogallo.
Ti volevo scrivere queste parole, non per avere delle risposte, o dei "like", ma, piu` semplicemente, per far uscire tutte queste emozioni che mi pervadono e finalmente accettare questa tua morte.
Ciao "Gigi". |
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